L’Abruzzo è una delle regioni italiane meno toccata dal turismo di massa, cosa che la rende una meta da favola per chi è pronto a scoprire una terra ricca di fascino. E di prelibatezze! La cucina abruzzese è infatti uno degli aspetti che rende una vacanza in questa regione qualcosa di sublime. Nella terra del Parco Nazionale del Gran Sasso e dell’Aquila, tra le splendide spiagge di Roseto degli Abruzzi e l’entroterra tutto da scoprire, la storia e le tradizioni contadine si riversano a tavola, riempiendo i piatti di ingredienti genuini e sapori decisi. Non mancano poi vere e proprie chicche, come i celebri confetti di Sulmona o location suggestive come gli incantevoli trabocchi. Insomma, dopo una giornata al mare o sulle vette della regione, l’Abruzzo sa come coccolare i propri visitatori con i piaceri della tavola. Per scoprire le meraviglie della regione, sia a tavola che fuori dalla cucina, è stato pensato l’affascinante tour Terre d’Abruzzo.
Gli arrosticini, sfiziosi e saporiti
Non si può parlare dei piatti tipici abruzzesi senza citare i mitici arrosticini, la cui fama ha superato i confini regionali, rendendoli uno dei must di qualsiasi street food festival. Ma guai a chiamarli “spiedini”, meglio “rustell”! Secondo la leggenda, questo stuzzichino che viene spesso servito a mazzi, perché uno tira l’altro, è stato “inventato” nel 1930 e la sua origine è legata alla storia degli abitanti della regione, che in passato erano principalmente allevatori, soprattutto di pecore. E infatti è di ovino la carne usata per gli arrosticini, intervallata a sottili strati di grasso che, con le alte temperature della griglia, si sciolgono e insaporiscono il tutto.

Gli spaghetti alla chitarra, dentro la cucina tradizionale abruzzese
l nome di questa pasta fresca preparata in casa deriva dall’apposito utensile che le dà la forma. La “chitarra” è infatti un telaio di legno su cui sono stesi fili spessi che tagliano l’impasto, ricavando dalla singola sfoglia tanti spaghetti dalla tipica sezione quadrata. Questa base si può poi condire con qualsiasi prelibatezza offerta dalla regione: sughi a base di pesce o di carne, funghi o anche del semplice formaggio. Nella zona di Teramo vengono spesso serviti con un ricco sugo con polpette, mentre a Ortona sono da assaggiare con i granchi. Qualsiasi sia la decisione finale, questo formato di pasta è così invitante da aver convinto quasi tutti quelli che lo hanno assaggiato a mettere in valigia la “chitarra”, per provare a replicarlo a casa.

Le pizz’onde, regine delle sagre
Quando si dice pizza si pensa in automatico alla Campania, ma queste sfiziosissime pizzette fritte sono uno dei piatti tipici dell’Abruzzo, tanto che non c’è sagra in cui non sia allestito un banchetto intento a friggere e distribuire queste pizzette. L’impasto è quello classico della pizza: acqua, farina, lievito e sale, anche se qualcuno si concede la licenza poetica di aggiungerci un po’ di latte. Una volta porzionato viene fritto e poi, se si vuole, condito, anche se liscio è già così buono da far dimenticare qualsiasi diatriba sull’origine di questo stuzzichino.

Le virtù teramane, non una semplice zuppa
Già dal nome si capisce che questo piatto è qualcosa di speciale, il cui significato trascende i confini della tavola. Come per molte ricette della cucina abruzzese, bisogna ricercarne le origini nelle necessità che la vita contadina imponeva: la prima regola per chi vive dei frutti del proprio lavoro è “niente sprechi”, ed è così che nascono le virtù teramane, il cui nome richiama appunto quel modo di dire che ricorda di fare “di necessità virtù”. Quando in primavera la terra si risveglia, abbondano le prime verdure e quale modo migliore per consumarle di un minestrone in cui vanno anche legumi, scarti della carne e pasta rotta? Questa minestra che funzionava sia da svuota dispensa sia da celebrazione della primavera si consumava solitamente il primo maggio, e richiede ancora oggi una lunga preparazione, perché ogni ingrediente deve essere cotto a parte, prima di essere messo nel paiolo di rame, chiamato nelle zone del Teramano dove il piatto ha origine, “callara”.

Pipindune e ove, una bomba di sapore
La zona d’origine di questo piatto della cucina tradizionale abruzzese è Collecorvino, un borgo che regala una vista meravigliosa sulla natura circostante. Dopo aver coccolato l’animo con tanta meraviglia, non può mancare un assaggio di pipindune e ove, le cui radici affondano, di nuovo, nella già citata tradizione contadina. Nello specifico, bisogna guardare a quella colazione che facevano i lavoratori nei campi a metà mattina perché, svegli già da qualche ora, avevano bisogno di una ricarica di energia per arrivare al pranzo. E in quanto a energia, questo mix di peperoni e uova non è secondo a nessuno. Perfetto come contorno, oggi lo si trova anche come ripieno nei panini e, anche se d’estate può risultare difficile da affrontare, sa ripagare i coraggiosi con un’esplosione di gusto e colori.

I ravioli dolci di ricotta, per viaggiatori curiosi
Nonostante il nome, questo piatto nei menu dei ristoranti figura fra le prime portate. Si tratta infatti di pasta fresca ripiena di ricotta zuccherata e arricchita di spezie, uova e limone, e condita con burro e formaggio, oppure con del pomodoro. Suona bizzarro, ma il risultato è sublime e rende questi ravioli uno dei piatti tipici dell’Abruzzo, più precisamente nella zona del Teramano. Perché se è vero che i ravioli sono uno dei piatti immancabili sulle tavole della domenica in Abruzzo, è anche vero che questa versione dolce non è diffusa in tutta la regione. Quindi, dopo una giornata spesa tra il Duomo di Santa Maria Assunta, la fontana dei due leoni e il teatro romano, Teramo aspetta i viaggiatori per stupirli con questo inaspettato mix di sapori.
Pallotte cacio e ova, semplici e genuine
Se è vero che alla domanda “Che cosa mangiare in Abruzzo?” si può rispondere in infiniti modi, uno dei piatti a cui proprio non si può rinunciare sono le pallotte cacio e ova. Anche per la nascita di questa ricetta, la tradizione contadina dell’Abruzzo è stata determinante. Si tratta di polpette senza carne, risalenti a un periodo in cui bisognava portare in tavola cibo sostanzioso, usando ingredienti cosiddetti “poveri”, che però non mancavano di gusto; e basta guardare il nome del piatto, per dedurre di quali squisiti ingredienti si sta parlando. Un po’ di formaggio grattugiato, uova e del pane raffermo: questa la base che poi, come qualsiasi tradizione regionale che si rispetti, viene arricchita diversamente a seconda del paese in cui ci si trova, ma molto spesso anche a seconda della famiglia che le prepara. C’è chi aggiunge l’aglio, per uno sprint maggiore, chi del prezzemolo, chi qualche spezia. E anche sulla cottura, i pareri si dividono: le pallotte cacio e ova si possono friggere, ma sono ottime anche cotte con il sugo.
Scrippelle ‘mbusse, una coccola saporita
Si potrebbero definire, sapendo di scatenare infinite diatribe, le cugine nostrane delle crepes. Se sia nata prima la versione italiana o quella francese, non è dato sapere, ma la leggenda narra che nel XIX secolo, un cuoco volesse preparare le crepes per i soldati francesi di stanza in Abruzzo, solo che per errore, una volta cotte, le fece cadere nel brodo e da lì ebbe origine questo piatto, diventato tipico della cucina abruzzese. Vero o no, non si sa, ed è il bello della cucina che affonda le sue radici nel passato. Quel che è certo è che più che una ricetta, quella delle Scrippelle ‘mbusse è un rituale, perché per la preparazione di queste crespelle sottilissime bisogna seguire una serie di passaggi sicuramente non complessi, ma da farsi nel giusto ordine. Dopo aver cotto le crespelle, bisogna spolverarle di pecorino grattugiato e di una generosa grattata di pepe, poi vanno arrotolate e infine tuffate nel brodo caldo di gallina. Il risultato è un comfort food saporito e insolito, da assaggiare assolutamente se si vuole provare qualcosa di fortemente legato alla tradizione gastronomica abruzzese.
Ferratelle, dalla friabile croccantezza
Questi dolcetti sono una delle ricette abruzzesi più diffuse. Si tratta di dolcetti croccanti, che si possono consumare in mille modi diversi: lisci, con la crema alle nocciole, con la marmellata di uva (qui detta anche “scrucchiata”, fatta esclusivamente con le uve di Montepulciano d’Abruzzo, che anche da sola merita un assaggio!), con lo zucchero a velo, con il miele e le noci… E persino l’impasto non è sempre uguale, perché ognuno lo modifica un pochino, per adattarlo di più ai propri gusti: più o meno secco, più o meno croccante. Il fascino di questo dolce, che cambia nome a seconda di dove ci si trova in Abruzzo, è racchiuso nello speciale strumento in ferro che si usa per cuocerlo: si chiama “lu ferre”, ed è composto da due piastre con un motivo a griglia, su cui si versa l’impasto da cuocere e che danno alle Ferratelle il tipico aspetto a rete.

Bocconotti, un tripudio di cioccolato
Molti sono i piatti la cui origine è contesa fra regioni o addirittura fra stati. Questi dolcetti, noti come uno dei piatti tipici dell’Abruzzo, ricordano nell’aspetto i pasticciotti pugliesi, ma per i bocconotti si può citare una leggenda che ne colloca l’origine a Castel Frentano. Qui, nel XVIII secolo una domestica preparò per il suo padrone un dolcetto di frolla, ripieno di caffè e cioccolato, ingredienti molto in voga tra gli alti membri della società di allora. L’uomo lo mangiò in un sol boccone e da qui il nome. Ancora oggi i bocconotti sono serviti ripieni di una golosa crema al cioccolato, e sono perfetti come fine pasto da consumarsi mentre si passeggia o come merenda per spezzare il pomeriggio.
Pizza doce, uno spettacolo di torta
Sicuramente è un nome facile da decifrare: pizza doce significa infatti “pizza dolce”, ma questo dolce è talmente bello e goloso che riesce a conquistare anche i palati meno avvezzi ai dessert. Si tratta di una torta tipica delle celebrazioni, dai matrimoni agli anniversari, passando per i compleanni, perché il suo aspetto festoso e colorato mette subito allegria. La pizza doce è una delle ricette abruzzesi più ricche di passaggi e ingredienti; per realizzarla si alternano strati di pan di Spagna bagnato con caffè e liquori a due creme: la pasticcera e quella al cioccolato. Infine, viene ricoperta di glassa e decorata con gli zuccherini e la granella di mandorle. Si tratta di un dolce sicuramente impegnativo, ma tanto gustoso e tipico che non si può non assaggiare.

Il Panducale: ad Atri non c’è solo il pecorino
Gli amanti dei formaggi conoscono la zona di Atri per via del suo celebre pecorino, reso unico grazie all’alimentazione degli ovini, che si nutrono di erbe autoctone e selezionate. Questa zona dell’Abruzzo è però famosa anche per un dolce che affonda le sue origini nella storia, legate a doppio filo con la nobile famiglia degli Acquaviva. Si narra infatti che il Panducale venisse preparato già nel XIV secolo, anche se ovviamente la ricetta che si può gustare oggi è stata modificata nel corso dei secoli. Oggi, si uniscono uova, zucchero, farina, mandorle e cioccolato e si ottiene un dolce che viene venduto in una tipica scatola che profuma di tradizione e dolcezza.