Sagrada Familia, Barcellona
Idee di viaggio

Itinerari dell’arte in Terra Catalana

Idee di viaggio

Durante i primi decenni del Novecento, la Catalogna – e Barcellona in particolare – divenne uno straordinario laboratorio a cielo aperto per un’arte che si andava formando allora nel solco del Modernismo, con irruenza e incurante della fissità ottocentesca. Picasso, Dalí, Miró, Gaudí vissero o nacquero proprio qui, e la loro capacità di reinterpretare la cultura tradizionale catalana alla luce delle nuove forme architettoniche, pittoriche e scultoree ha segnato con forza la storia del ventesimo secolo.

Il loro genio trovò terreno fertile in una zona della Spagna fieramente autonomista e indipendente, perennemente alla ricerca di un’identità culturale diversa, in grado di metterla al livello dei fermenti di Parigi, di Londra, di Berlino o di Vienna. Da questo retroterra comune mossero i primi passi molti artisti eccezionali, di cui i quattro citati furono solo gli esponenti più illustri, proseguendo la loro esperienza artistica in modi radicalmente differenti. Quattro sentieri che partirono dalla Catalogna e giunsero in luoghi che nessuno, prima di allora, si era mai sognato di esplorare.

Gaudi

Quello di Antoni Gaudí è un nome che evoca immediatamente immagini di case bizzarre e ondulate, mostri colorati, altissime torri bucherellate come un termitaio – ma soprattutto fa pensare a Barcellona. L’architetto di Dio qui si trasferisce a diciassette anni e qui vive fino a quel mattino del 7 giugno 1926, quando il primo tram messo in circolazione dalla municipalità fatalmente lo investe. Il massimo esponente del modernismo catalano muore tre giorni dopo, ma ha fatto in tempo a cambiare volto alla sua città. Casa Batlló e Casa Milà. Palazzo Güell con l’omonimo parco. Soprattutto, il capolavoro eternamente incompiuto: il Temple Expiatori de la Sagrada Família, a cui Gaudí dedica gli ultimi quindici anni della sua vita. Ogni giorno, dal mattino alla sera, rapito e imprigionato dalla sua stessa visione. Poche città si possono identificare con uno dei loro concittadini più illustri come capita a Barcellona. Questo in buona parte è dovuto alla stessa natura eterodossa del genio di Gaudí: un uomo capace di vedere oltre il senso comune, in uno spazio tra spiritualità e surrealismo, esperienza mistica e simbologia, che non si è limitato a costruire chiese o residenze: le ha cresciute dall’essenza stessa del capoluogo catalano, come meravigliose creature viventi.

Salamandra decorata con ceramiche e vetri rotti, Parc Güell, Barcellona

Dalí

Figueres, a 36 chilometri da Girona, è la città che ha visto nascere e morire Salvador Domènec Felip Jacint Dalí i Domènech, marchese di Púbol. A differenza di Gaudi, sempre fedele a Barcellona, il più famoso tra i surrealisti vagò in giro per il mondo – Madrid, Parigi, New York, Monterey in California – e naturalmente tra i generi, lasciando l’impronta del suo personalissimo estro nella pittura e nella scultura, nel cinema e nella fotografia, nella prosa e nel design. Ritornò in Catalogna durante la dittatura franchista, nel 1951, ma non arretrò di un millimetro sul piano formale, continuando a sperimentare anche con illusioni ottiche e olografie. Malgrado il cosmopolita Dalí abbia lasciato innumerevoli capolavori in giro per il mondo, lo scrigno più importante delle sue opere rimane Figueres: i suoi primi passi nel mondo dell’arte ornano ancora le pareti dell’Hotel Duran, ma è soprattutto lo strepitoso Teatro-museo di Figueres, che custodisce anche le spoglie mortali dell’artista, a rappresentare un viaggio senza pari nel folle genio del maestro, con più di 4.000 opere lasciate in eredità alla Fondazione Gala – Salvador Dalí: qui ci sono chicche straordinarie come la sala che, se vista da una certa angolazione, ricrea con i suoi mobili il volto di Mae West, l’installazione nella Cadillac parcheggiata in cortile o l’ultima opera dipinta dall’artista, La coda di Rondine.

Figueres, Museo Salvador Dalì

Miró

Chi ama il surrealismo di Miró sa di avere una meta che non può mancare assolutamente: la Fundació Joan Miró, Centre d’Estudis d’Art Contemporani di Barcellona, sulla collina di Montjuïc. Fu lo stesso artista a concepirla nel 1968, insieme a Joan Prats, per un edificio che fosse non soltanto una celebrazione della sua opera ma anche un’ispirazione per gli artisti più giovani (ancora oggi, nell’Espai 13) e un punto di riflessione per le tendenze dell’arte contemporanea. Qui sono custoditi più di 10.000 pezzi tra quadri, sculture, disegni, schizzi, tappezzerie, per esplorare l’itinerario artistico del pittore catalano, fino ai colossali dipinti dell’ultima parte della sua vita. Malgrado Barcellona e Palma di Maiorca siano i luoghi che solitamente più vengono più legati alla figura di Miró, fu forse altrettanto importante per la sua formazione la tenuta di campagna a poca distanza da Tarragona, a Mont-roig del Camp, dove oggi sorge il Centre Miró: da questi luoghi il grande pittore – che André Breton, il massimo teorico del movimento, definì “il più surrealista di tutti noi” – trasse l’ispirazione per le sue prime opere, ospitate nei musei di tutto il mondo ma raccolte in riproduzione presso il Centre.

Fundació Joan Miró, Centre d’Estudis d’Art Contemporani di Barcellona

Picasso

Picasso il cannibale: figura cruciale per tutta l’arte del Novecento, instancabile esploratore di nuove forme d’arte, capostipite di nuovi movimenti, star assurta allo status di leggenda della pittura, della scultura, della litografia, nacque a Malaga nel 1881 e morì a Mougins, in Provenza, novantadue anni dopo, abbracciando quasi l’intero secolo con la forza del suo genio. Fu però a Barcellona che Picasso – giovanissimo prodigio – entrò in contatto con il Modernismo catalano e insieme a Manuel Pallarès aprì un atelier a calle de la Plata. Barcellona gli fece da base e porto sicuro per anni, anche durante i tempi delle scorribande nella bohème parigina, tra periodo blu e periodo rosa. Uno dei massimi capolavori del ventesimo secolo, Les demoiselles d’Avignon del 1907, con la città francese non ha nulla a che vedere: è l’interno – con la nuova, geniale prospettiva cubista – di un bordello con cinque prostitute in calle Avignon, a Barcellona. Un bordello destinato a rivoluzionare da solo l’arte moderna. Nel capoluogo catalano il nome di Pablo Picasso risuona ancora con forza: l’artista donò alla città mille opere della sua sconfinata collezione, e il Museu Picasso – l’unico creato con l’artista ancora in vita – ospita una delle sue raccolte più straordinarie, con 4,251 pezzi distribuiti in cinque palazzi medievali nella Ribera di Barcellona. Tutti a raccontare l’affascinante storia di una relazione iniziata durante l’adolescenza e la giovinezza e continuata fino alla morte. 

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Museu Picasso
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